Arrigo Sacchi

L'emozione del calcio totale.

"Il Calcio è la cosa più importante
delle cose non importanti"
(Arrigo Sacchi)

di Paolo Trioschi


Arrigo Sacchi nasce a Fusignano il 1° aprile 1946.

Dopo alcune stagioni da calciatore dilettante, nelle squadre del Baracca Lugo e del Fusignano, viene chiamato da Alfredo Belletti ad allenare proprio la squadra di calcio del suo paese. Conquisterà, a sorpresa, il Campionato di 2° categoria nella stagione 1973/74, per poi allenare, dopo tre annate, l'Alfonsine, altra compagine di 1° categoria.

Il tirocinio non è ancora completato, ma ci siamo quasi.

Nel 1977 Sacchi firma con il Bellaria, squadra semiprofessionistica di serie D, e proprio questo rappresenta il primo punto di svolta. Arrigo l'anno seguente lascia definitivamente l'azienda calzaturiera di famiglia e si iscrive al Supercorso di Coverciano.

Italo Allodi, inventore e direttore dell'accademia, lo annovera tra i migliori allievi del corso per forza di volontà e capacità di apprendimento non comuni.

La stagione seguente, 1979/80, prende in carico la Primavera del Cesena Calcio e diventa Responsabile del settore giovanile della Società romagnola.

Un periodo magico per il calcio sacchiano, che aprirà la strada a numerosi talenti futuri, e con i quali conquista il Campionato italiano di categoria battendo le più forti squadre giovanili italiane.

Nell'annata 1982/83, colui che anni dopo verrà definito il "Signor Nessuno" affronta la prima prova nel calcio professionistico accettando la guida del Rimini, appena retrocesso in C1 dalla serie cadetta, conducendo due campionati brillantissimi, conclusi prima al quinto e poi al quarto posto finale.

Saranno due le stagioni sulla panchina riminese, intervallate con l'esperienza alla Fiorentina come allenatore e Responsabile del settore giovanile, fortemente caldeggiata da Italo Allodi. Ben presto però si consuma la rottura fra Allodi e la presidenza Pontello e Sacchi, lealmente, segue il suo mentore.

È il Parma, tuttavia, a offrirgli la svolta decisiva, con la chiamata di Ernesto Ceresini, indimenticato presidente del club emiliano.

È il 1985 e Sacchi, alla guida di una squadra giovanissima, sbaraglia il campo; prima, conquistando subito la promozione in serie B e poi illuminando la Coppa Italia dopo essersi imposto per ben quattro volte al Milan, sconfitto due volte a San Siro grazie ad una squadra dalla compattezza granitica e da ritmi di gioco di vertiginosa rapidità.

Una folgorazione! Il nuovo Presidente rossonero è l'imprenditore Silvio Berlusconi, che dopo l'era Liedholm lo vuole alla guida della squadra. I

l manager Adriano Galliani lo convince proprio mentre Arrigo è già in automobile sulla strada per Firenze.

Arrivato a Milanello tra lo scetticismo generale e un inizio stentato, Arrigo Sacchi si avvia a creare Il Milan degli invincibili e conquista da subito il memorabile scudetto 1987/88, battendo il grande Napoli di Maradona.

Ma è sulla scena internazionale che brilla il Milan più splendente: 2 Coppe dei Campioni, 3 coppe Intercontinentali, 2 Supercoppe europee ed una Super Coppa Italia.

Partite memorabili, applausi ad ogni latitudine.

Il suo è un calcio nuovo, più offensivo, spettacolare, che gioca allo stesso modo in casa e in trasferta, con la stessa intensità e convinzione. È il Milan più forte di tutti i tempi, la squadra più bella di sempre.

Al termine di questo ciclo straordinario, Arrigo Sacchi diventa il nuovo Commissario tecnico della Nazionale italiana. È il 1991.

Seguiranno sei lunghi anni e un traguardo quasi impossibile ma che verrà ricordato a lungo: il 2° posto ai Campionati mondiali di USA '94, giusto ad un soffio dal trionfo sul Brasile.

Nel 1996 il ritorno al Milan, a sostituire Oscar Tabarez. Una stagione sola, cui farà seguito la prima esperienza spagnola, all'Atletico Madrid del vulcanico Presidente Gil.

È il campionato 1998/99 e Arrigo Sacchi resterà poco in terra madrilena; il nuovo secolo lo riporta infatti nella società che ha contribuito al suo lancio: il Parma. Prima come allenatore e poi, dal 2001 al 2004, come Direttore Tecnico. Con la squadra emiliana conquisterà una Coppa Italia e due onorevolissimi quinti posti nel Campionato italiano.

Dal 2004 al 2006, fortemente voluto dal Presidente Florentino Perez, Sacchi torna in Spagna come Direttore tecnico del Real Madrid.

Con i Galacticos delle stelle del calcio, conquisterà 2 secondi posti nella Liga spagnola.

Al termine dell'esperienza madrilista, per Arrigo inizia un'altra avventura umana che porta avanti ancora oggi con continuità: relatore, opinionista televisivo, commentatore e giornalista sportivo per la Gazzetta dello Sport. Ma allontanarsi dal calcio praticato non è semplice e nel quinquennio 2010-2014 accetta il ruolo di Coordinatore delle squadre nazionali giovanili.

Un incarico di visibilità relativa ma di concreta importanza: con gli azzurrini conquista il titolo di vice campioni d'Europa under 17 ed under 21.

Negli anni diviene lunghissima la sequenza dei riconoscimenti. Tra i tanti ricordiamo: il premio "Seminatore d'oro, nel 1989 come miglior allenatore italiano; "Gala Deporte" 1990, ovvero il trofeo al miglior allenatore internazionale secondo la stampa spagnola; la Laurea ad honorem in "Scienze e tecniche dell'attività sportiva", conferita nel 2005 dall'Università "Carlo Bo" di Urbino.

Nel 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli attribuisce l'onorificenza di Commendatore in virtù di alte benemerenze sportive e sociali.

Ad essere sinceri, al di là di una carriera stratosferica e un posto nell'Olimpo degli allenatori della storia del calcio, che da soli valgono qualunque celebrazione, la ragione di vera di questa mostra è legata, in maniera particolare, ad alcune considerazioni dal sapore speciale che affondano le proprie radici a partire dal 10 luglio 2007, quando una autorevole giuria istituita dalla rivista inglese "World Soccer", elegge il Milan 1989 di Arrigo Sacchi "La squadra di club più forte di tutti i tempi".

Successivamente sarà la UEFA, principale organo calcistico, a considerare il suo Milan "La miglior squadra di sempre". Restando ancorati all'Olimpo giornalistico, da oltralpe "France Football" colloca Arrigo Sacchi al terzo posto nella classifica dei migliori allenatori di tutti i tempi, dietro (si fa per dire) soltanto all' "Architetto del calcio totale" Rinus Michels e al mitico Alex Ferguson.

Per la giuria di "So Foot", invece, Sacchi è il primo nella storia, davanti ad Alex Ferguson e Tele Santana.

Intensità, generosità e merito, sono i principi che hanno fatto di Arrigo Sacchi una delle figure più importanti nella storia del calcio

Ha rotto gli schemi, anche quelli etici, che nel mondo del pallone parevano immutabili.

È una leggenda viva, umanissima, popolare, che ha superato ogni immaginabile previsione, che è arrivata "Oltre il Sogno".

Ed è proprio questo incredibile traguardo, il titolo di questa mostra.

"Oltre il Sogno" è la frase che più ci ha colpito. Espressa da Arrigo ma anche dai diversi giocatori di quel Milan invincibile. E sentire ripetere più volte: "Siamo andati oltre ogni immaginazione, siamo andati Oltre il Sogno" è bellissimo, anzi, da brividi.

Grazie Arrigo.

La Uefa: "Il Milan di Sacchi è la più grande squadra di sempre"

Il massimo organismo del calcio europeo celebra la squadra di Arrigo Sacchi, vincitore di due Coppe dei Campioni consecutive tra il 1988 e il 1990

Ci sono squadre che più di altre hanno scritto la storia del calcio, segnando un'epoca per sempre e influendo con il loro rivoluzionario stile di gioco sul futuro sviluppo del gioco. Dalla metà degli anni '60 l'Ajax di Cruyff ha inventato il calcio moderno, in tempi molto più recenti il Barcellona di Messi e Guardiola ha sublimato lo stile ereditato dagli olandesi aggiungendo velocità e verticalità, ma la squadra più forte di tutti i tempi, almeno stando all'autorevole parere della Uefa, è il Milan della fine degli anni '80, quello del pressing alto di Sacchi e dei tre Tulipani.

Senza un trofeo dal 1979, il Milan rinasce nel 1986, quando Silvio Berlusconi subentra a Farina e ne rileva la proprietà. Il neo presidente esprime chiaramente l'intenzione di portare il club sul tetto del mondo giocando un calcio offensivo e spettacolare. Un anno dopo, nel 1987, chiama ad allenare Arrigo Sacchi e insieme a lui arrivano in rossonero due campioni del calibro di Marco Van Basten e Ruud Gullit. La squadra del tecnico romagnolo vince il titolo alla prima stagione, mentre nelle due successive si aggiudica due Coppe dei Campioni consecutive, più le rispettive Supercoppe UEFA e Coppe Intercontinentali. "Il nostro presidente aveva un sogno - ricorda Sacchi -. Voleva costruire la squadra più forte del mondo. Quando sono arrivato, ho trovato un gruppo di grandi professionisti che volevano vincere, ma solo giocando il calcio più spettacolare".

Quando Sacchi arriva sulla panchina del Milan è un allenatore pressoché sconosciuto e quando gli fanno notare che non è mai stato un calciatore lui risponde, "Non sapevo che per essere un bravo fantino devi prima essere stato un cavallo". Applicando il concetto di "intelligenza collettiva", l'allenatore chiede 11 giocatori attivi in tutti i momenti della gara, sia in difesa sia in attacco. Addirittura, in allenamento organizza partite da 90 minuti senza palla, indicando ai giocatori la posizione immaginaria della sfera in modo che possano schierarsi di conseguenza. Il Milan di Sacchi gioca con il 4-4-2 e la difesa a zona, con una distanza tra difensori e centrocampisti mai superiore a 25-30 metri. La difesa alta e un efficiente trappola del fuorigioco tengono sotto pressione gli avversari, che non riescono a contrastare la velocità dei rossoneri.


L'eliminazione del Real Madrid in semifinale di Coppa dei Campioni 1988/89 è uno dei successi chiave, e probabilemnte il più simbolico, del nuovo Milan, che nel frattempo aveva acquistato anche il terzo tulipano: Frank Rijkaard. Il Real è considerato imbattibile in casa e quindi tutti pensano che i rossoneri possano accontentarsi di una sconfitta di misura al Bernabéu per poi giocarsela a San Siro, ma Sacchi ha altre idee. Il suo Milan gioca tutta la partita all'attacco e al 90esimo pareggia 1-1 non senza rimpianti. Al ritorno a Milano i rossoneri sono un fiume in piena, il Real viene travolto 5-0 e per il Milan si spiana la strada verso la finale. Il 4-0 rifilato allo Steaua Bucarest nella notte di Barcellona è tuttora la vittoria più larga in una finale di Champions League.

I grandi meriti di Sacchi sono ovviamente innegabili, come è anche innegabile che però poi in campo ci andavano i giocatori e in quegli anni il Milan aveva una rosa pazzesca, tanto che quella squadra è passata alla storia con il nome di "Immortali". Tra i giocatori che scesero in campo durante la finale vinta contro la Steaua, c'era gente del calibro di Baresi, Maldini, Tassotti, Costacurta, Ancelotti, Donadoni, Rijkaard, Gullit e Van Basten. Una formazione unica, irripetibile: sarebbe un sogno poter vedere quel Milan sfidare il Barcellona odierno. "Se ci paragonano al Milan di Sacchi, siamo molto fieri - ha dichiarato Xavi nel 2012 - È stata una squadra che ha scritto la storia del calcio".

( Sport Mediaset - 14 luglio 2015)

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